La definizione “classica” di Mindfulness, secondo Kabat-Zinn, è “Consapevolezza ottenuta prestando attenzione allo svolgersi dell’esperienza con intenzione, nel presente qui ed ora, momento per momento ed in modo non giudicante”

Ad agosto scorso avevo scritto un post  sul termine qui e ora o momento presente in cui tra le altre cose dicevo: Gli studi sul funzionamento del cervello hanno dimostrato che quello che è stato definito “presente psicologico” dura tra i 2 e i 3 secondi ed è il tempo della nostra consapevolezza. Tale presente psicologico non è rappresentato da un unico momento ma piuttosto costituito da una serie di “mini-presenti” che la nostra mente fa affiorare alla nostra consapevolezza. C’è inoltre da osservare che è la nostra mente a decidere cosa “metterci” in questi mini-presenti. Dunque se ad esempio faccio una meditazione sulle sensazioni corporee, solo restando aperti all’esperienza in modo non giudicante possiamo ridurre il filtro della mente e portare la consapevolezza anche alle sensazioni più sottili e meno evidenti. Anche perché, a complicare il tutto, c’è l’osservazione che le diverse aree del nostro cervello misurano il tempo in modo differente; al punto che potremmo vedere e giudicare contemporanee esperienze che contemporanee non sono; o valutare come successive sensazioni che viceversa sono contemporanee.”  Vorrei riprendere il tema del momento presente, spinto anche da alcune riflessioni di una mia paziente e dall’osservazione di  mio nipote. 

Nei percorso MBSR proponiamo di “abbracciare”, andare incontro, attraversare quello che la vita ci mette davanti nel qui e ora: tutto l’insieme dell’esperienza del vivere, piacevole o spiacevole che sia, in modo equanime, vale a dire senza attaccamenti e senza avversioni.

Prendiamo il caso della mia paziente Maria, nome ovviamente di fantasia, che mi ha indotto a fare una riflessione sul “momento presente”: tema apparentemente semplice e intuitivo ma che a ben guardare apre anche molti altri scenari. Maria è una donna di 55 anni, intelligente a cui la vita ha riservato diverse sofferenze, tra abbandoni, relazioni lavorative difficili e una recente diagnosi di fibromialgia.

Quale è il momento presente che dovrebbe “abbracciare” in modo equanime? Quello dei dolori legati alla sua recente malattia? Oppure la sua storia di abbandoni a cui hanno fatto seguito anche alcune  sue erronee reazioni? Oppure la consapevolezza dei momenti di alcune difficili relazioni lavorative? Tutti insieme?

Penso che in ognuno di noi ci siano tanti momenti presenti, tanti qui e ora che meritano di essere abbracciati. Se porto la consapevolezza al mio prendere un caffè, quella consapevolezza si inserisce in un momento presente più ampio. Come diceva Maria, “il mio prendere un caffè va a braccetto dei miei dolori muscolari che vanno braccetto con la mia tristezza di fondo e così via”. La Mindfulness ci insegna, attraverso le pratiche meditative, ad accettare quello che siamo, i nostri pensieri, le nostre sofferenze fisiche e psicologiche, e quello che la vita, grande maestra, ci mette davanti: da un bel tramonto al silenzio di un bosco, dal tradimento di una persona amata ad una piacevole cena con gli amici, dalle gocce d’acqua  che ci insegnano che prendere la pioggia non è solo bagnarsi al percepire in modo profondo che tutti, anche il mio peggior nemico, aneliamo alla felicità e a un senso della vita e così via.  Così la meditazione aperta, in cui non c’è alcun oggetto determinato di  consapevolezza non è altro che il portare la nostra attenzione quello che via via emerge nel nostro panorama sensoriale, da un pensiero ad una sensazione fisica, da un’emozione ad un suono, sempre osservando non giudicando e lasciando scorrere via: in sostanza vivendo intensamente.

Esattamente come faceva mio nipote Filippo mangiando un gelato qualche settimana fa: l’espressione fatta persona dell’intensità. Mentre mangiava si capiva che non esisteva in quel momento assolutamente niente che non fosse lui ed il gelato. Nella espressione del volto c’era tutto: il freddo, il dolce, il sole che aveva fatto maturare le fragole, il caldo tropicale del cioccolato. Si, Filippo sarebbe un ottimo testimonial della Mindfulness.

Allora ci sono, forse, tanti modi di approcciare il momento presente. Quello di Maria che realizza profondamente le varie sfaccettature del qui e ora, e quello di Filippo che con mente di principiante, come direbbe il monaco zen, vive intensamente mangiando in modo consapevole il suo gelato.

“La vita è quello che avviene mentre sei impegnato a fare altri progetti” (testo della canzone Beatifull Boy scritto da J. Lennon per il figlio Sean ma apparentemente del vignettista A.Saunders.)

 

2 risposte

  1. Risponde il Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Bologna, dott. Ferruccio Di Donato Laurea in Medicina e Chirurgia Università di Bologna Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle attività subacquee – istituto di fisiologia umana Università di Chieti Ordine Dei Medici di Bologna N° 11812 Buongiorno Alfredo, mi spiace per ciò che mi scrivi e cercherò di risponderti con chiarezza. Effettivamente, la diagnosi di fibromialgia è prevalentemente a carico del sesso femminile, tanto che alcuni dubitano che la fibromialgia possa essere presente nel maschio. La nostra esperienza ci dice che anche l’uomo può essere affetto da fibromialgia e che il trattamento in camera iperbarica può essere ugualmente effettuato con risultati positivi. Resta inteso che la diagnosi deve essere certa e circostanziata, effettuata in ambiente specialistico da professionisti che conoscano bene questa insidiosa malattia. Il protocollo di trattamento prevede 40 sedute da effettuarsi quotidianamente, 5 volte alla settimana per 8 settimane consecutive. Prima di iniziare la terapia iperbarica è utile dosare nel sangue Vit D, Acido folico e Vitamina B12, per valutare la necessità di integrazione. Per altri dubbi o chiarimenti, non esitare a telefonarci. Saluti, Ferruccio Di Donato

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