Ci siamo ! Manca ormai poco al giorno del giudizio di una campagna elettorale contraddistinta da “ricette” spesso vaghe, inapplicabili, senza coperture, e bizzarre. Il tutto condito in salsa piccante di offese e delegittimazione dell’avversario politico. Sinceramente debbo dire che questa campagna elettorale mi è piaciuta poco: tutto questo rincorrersi di proposte stravaganti sparate solo per intercettare qualche voto in più che potrebbe, ripeto potrebbe, fare la differenza il 5/4 e giorni seguenti. Comparsate tv di guitti di una compagnia di giro convinti che gli appelli, le ricette semplici per problemi complessi, le offese ai fans di fazioni opposte possano fare la differenza. Ho avuto la pazienza di andarmi a cercare e leggere i programmi delle principali coalizioni e partiti politici: deprimenti nella pochezza, vaghezza, inconsistenza e nella irrealtà delle loro proposte. Viceversa visioni e proposte serie di società presenti in quantità pari a quella dell’albumina: tracce.
Nonostante questo quasi tutti noi, ormai, abbiamo deciso per cosa e per chi votare. Tutto deciso, dunque , al netto degli indecisi e nei futuri astenuti?
Forse no.
Apparentemente, ma solo apparentemente, le scelte, anche dell’astensione, che facciamo sono frutto di un ragionamento ma anche, e soprattutto se vogliamo, di simpatie o di antipatie “gestite” dalla pancia. E’ possibile provare a stabilire un criterio di autovalutazione? In altre parole possiamo sottoporre a vaglio le nostre decisioni di voto in modo che queste siano un po’ più ragionate?
Sicuramente capita a tutti noi di provare a volte emozioni come tristezza o rabbia e non sapere a cosa queste siano dovute. Questo succede perché non sempre è presente quella consapevolezza che ci permette di vedere in prospettiva quello che proviamo perchè siamo completamente immersi in queste emozioni. Per leggere dentro di noi abbiamo bisogno dunque di trovare la distanza giusta per osservarci; al pari di quanto succede con un testo scritto. Osservarsi che in psicologia si chiama “metacognizione”: la conoscenza che un soggetto ha del proprio funzionamento cognitivo e la capacità di sottoporre a analisi il proprio comportamento.
Proviamo a verificare le nostre intenzioni di voto o di non voto: perché quel partito? Perché quel candidato? Perché riteniamo quel programma sia una buona ricetta ai problemi? Ancora, queste decisioni sono il risultato di un ragionamento oppure siamo immersi in un mare di emozioni, come la rabbia, che ci impedisce di effettuare delle scelte, almeno in parte, razionali? Quanto c’entra dunque la “pancia” e l’emotività nelle nostre decisioni? In che quantità siamo immersi nel fiume, sovrabbondante nei social, di odio e di “tizio è un bastardo, condividi se sei d’accordo”, di fake news e di urla?
Allora un suggerimento potrebbe essere quello di sottoporre ad un’analisi sincera le nostre intenzioni di voto. Il che non è altro che una sana pratica di consapevolezza e di auto-analisi di quanto si agita dentro di noi. Creare o allargare lo spazio che sta tra lo stimolo (Questi li odio) e la risposta (allora voto XY del ZQ) ci permette di capire quanta “pancia” e quanta emotività è presente nelle nostre scelte anche di tipo politico. Sono, infatti, convinto che uscire da risposte automatiche ci permetta di essere più consapevoli e dunque più liberi.
P.S.: Io l’operazione l’ho fatta….
“Il bello della democrazia è che tutti possono parlare ma non occorre ascoltare”
(E. Biagi)