Tema dello scorso weekend è stata la Mindfulness (M) caposaldo del percorso MBSR. Non è facile sintetizzare in poche righe quanto proposto da Franco Cucchio, istruttore di Mindfulness di Motus Mundi di Padova. Non è facile perché i temi trattati e gli intrecci con la psicologia, le neuroscienze, ed i comportamenti umani sono stati tanti. Cercherò, dunque, di presentare gli aspetti che mi sono sembrati più intriganti ed illustrativi della Mindfulness, tralasciando quanto già presentato nel mio sito www.mindfulness-roma.it.
Dato che la nostra mente “deve” categorizzare, definire e circoscrivere partiamo da quello che la M. non è, per sgombrare subito il tavolo da alcune idee e percezioni false.
Non è “va dove ti porta il cuore” nel senso di uno spontaneismo privo di attenzione; non è ritrarsi dalle relazioni cercando di abitare una montagna metaforica dove esisto solo io; non è svuotare la mente eliminando i pensieri, soprattutto quelle spiacevoli, quasi a volerla anestetizzare; non è evitare le esperienze del vivere né evitare le emozioni quasi fossero elementi di disturbo nella nostra vita; non è una tecnica che ci permetta di cancellare lo stress e le sofferenze che la vita ci da e neppure un meccanico capace di aggiustare quello che in noi “non funziona”. E’ piuttosto, sempre per soddisfare le necessità logiche della nostra mente, il vivere una esperienza di integrazione dei vari aspetti della nostra vita, un modo di rapportarsi in modo più efficace con noi stessi e con le nostre emozioni, con la nostra mente e il nostro corpo, aiutandoci a sviluppare una migliore interazioni tra questi aspetti del nostro essere. É soprattutto, dunque, una esperienza profonda capace di farci prendere contatto, accettandoli, tutti gli aspetti presenti in noi.
Punto centrale è renderci conto che esiste una relazione tra pensieri, emozioni e sensazioni corporee. Non solo; ma “percepire”, e non uso questa parola a caso, che il nostro corpo è una porta privilegiata di entrata del “mondo” in noi. Questo è stato dimostrato da un esperimento effettuato da persone che avevano subito delle infiltrazioni del botulino, tanto amato da qualcuno, utilizzato per l’eliminazione delle rughe di espressione. Hanno sottoposto queste persone alla lettura di un brano a contenuto emotivo prima e dopo l’iniezione e si è visto come esista un ritardo, seppur minimo, nella percezione dell’emozione indotta dalla lettura del testo dopo tale trattamento estetico. Questo ci conferma, come abbiamo già visto nel sito, che la mente legge e decodifica le sensazioni corporee, trasformandole in emozioni. In sostanza è come se l’incapacità del movimento muscolare, indotta dal botulino, comportasse un ritardo nella decodifica delle emozioni. Come abbiamo già scritto” non piangiamo perché tristi, ma tristi perché piangiamo”.
Certamente anche la mente è capace di modificare corpo. Pensiamo, ad esempio, come la depressione comporti un atteggiamento corporeo particolare come lo sguardo, la postura, il linguaggio sia in termini di povertà delle parole usate sia del tono sia, infine, del volume della voce. Possiamo dire che esiste una danza tra emozioni, corpo e pensieri che si influenzano a vicenda. La M. ci permette di renderci conto di questa danza, di questa continua interconnessione tra questi aspetti del nostro essere. Damasio, il grande neurofisiologo, dice che è stato fatto un grande lavoro, anche culturale, di integrazione tra mente e cervello ma ancora abbiamo lasciato in secondo piano l’importanza del corpo. La M ci permette di ridare dignità al corpo.
La danza, di cui si parlava prima, è percepita attraverso le pratiche di meditazione. Stare seduti in silenzio, senza fare nulla che non sia osservare il respiro, ci permette di essere in intimità con noi stessi e di colloquiare con il corpo, ascoltare la sua saggezza, facendo emergere le nostre vulnerabilità. In fondo, da quando abbiamo assunto la stazione eretta abbiamo permesso ai nostri organi interni di essere attaccabili da un predatore, siamo divenuti vulnerabili. Vulnerabilità che è messa in ulteriore luce dal fatto che la razza umana è quella in cui i cuccioli hanno il più lungo periodo di crescita in cui si è totalmente dipendenti da figure di accudimento. Fare una pratica che sia il respiro o il Body Scan ci permette di abitare il momento presente, il qui e ora, che è l’unico tempo che il corpo abita: il corpo non ha né passato né futuro è puro presente. Scoprire la nostra vulnerabilità vuol dire riconoscere i nostri modelli di reazione fisica, psicologica e cognitiva; scoprendo come questi siano divenuti nel tempo degli automatismi rigidi e stereotipati che spesso creano, aumentano e sostengono la nostra sofferenza. La pratica è in fondo un allenamento ad incontrare il nostro modo interno
Anche Cucchio ha citato Viktor Frankl, riportando una sua frase ” La sola cosa che non puoi portarmi via è il modo in cui scelgo di rispondere a ciò che mi fai” e il modo di rispondere lo trovo in quello “spazio”, come abbiamo visto, che sta tra stimolo e risposta. Maggiore è questo spazio e questo tempo, maggiori saranno le possibilità e le opzioni che avremo a disposizione. La M è vivere questo spazio di libertà in cui ci sganciamo dai pensieri senza negare le nostre emozioni. La M è come una zona di compostaggio in cui tutta la nostra vita viene trasformata e completamente riutilizzata come delle erbacce che lentamente si trasformano in nuovo materiale che viene riutilizzato.
La M, pur non essendo un meccanico, sana la nostra vita perché determina una sua completa accettazione attraverso una sorta di rotazione della coscienza, un cambio di prospettiva capace di integrare i vari aspetti della nostra vita.
Franco Cucchio ha parlato anche di dolore, ma di questo parleremo nel prossimo post.
La Mindfulness: tutto semplice ma … non facile (F.Cucchio)
Oh Uomo, viaggia da te stesso in te stesso (Rumi)
La vita non è passare che passi la tempesta ma imparare a danzare nella pioggia. (V. Green)