Un recente articolo (qui) ha riportato i risultati di ricercatori spagnoli sulla capacità di rimuovere, o almeno ridurre, il ricordo di episodi dolorosi o traumatici, utilizzando un farmaco. Tralascio i particolari tecnici dell’esperimento per i quali rimando all’articolo. Questa ricerca apre certamente degli scenari interessanti e utili nel trattamento di particolari condizioni psichiatriche come la Sindrome Post Traumatica da Stress o alcune forme di ansia. Quelli, però mi sembra vadano sottolineati sono i rischi sottesi a queste ricerche. In sostanza si pone l’accento sulla necessità di eliminare i ricordi negativi e le esperienze traumatiche al fine di ritrovare il benessere.
Le esperienze, positive o negative che siano, fanno parte, invece, della nostra storia, della nostra personalità e del nostro sviluppo personale. Le esperienze negative, in particolare, sono come le cicatrici che la nostra pelle va accumulando nel corso degli anni. Sono il risultato dei traumi e degli incidenti che abbiamo vissuto e guardare una nostra cicatrice vuol dire rivivere episodi anche lontani. L’importante è che una cicatrice indichi un avvenuto processo di guarigione, che, in sostanza, sia sana senza un’infezione capace di danneggiare tutto il corpo.
Cosa vuol dire guarire in questo contesto? Guarire da un trauma non vuol dire fare “come se” esso non fosse mai avvenuto; una sorta di negazione che ci impedisce di fare i conti con l’evento traumatico stesso. Guarire, ci dicono molte tradizioni spirituali, è piuttosto un processo di accettazione di quanto avvenuto per quanto duro e difficile questo possa essere. Accettazione, in qualche caso, non facile e certamente doloroso; necessaria, però, se vogliamo guarire veramente. Potremmo definire accettazione con la metafora dell’abbracciare e del passare attraverso. La capacità di “sanare” una ferita dipende da una serie di fattori personali e sociali: resilienza personale (capacità di assorbire il colpo, senza subire modificazioni definitive e permanenti), la presenza di figure di sostegno (amici, psicoterapeuta), il tempo di elaborazione, capacità personali etc. Guarire da un trauma vuol anche dire fare i conti con le emozioni, spesso disfunzionali, che questo ha determinato come la rabbia sottesa a domande come : non è giusto, non lo voglio, perché proprio a me. Domande che ci facciamo quando una separazione, un lutto, un avvenimento capace di travolgerci in pochi attimi impattano nella nostra vita. Guarire da un trauma è però capace di portare ad importanti cambiamenti, ad una nuova consapevolezza di sé, dei propri valori e, in definitiva, ad un nuovo modo di essere. Negare il trauma, secondo la modalità “come se non”, oltre a non permettere di guarire, nel senso di quanto detto prima, non ci permette di accedere a quei cambiamenti che ci danno la possibilità di integrare quel evento doloroso nella nostra vita. In sostanza di vivere la nostra vita con piena consapevolezza.