Consapevolezza e … spaghetti è un argomento che ho già trattato precedentemente in un articolo pubblicato su Huffington Post, e a cui rimando, ed in cui affrontavo come mangiare in modo consapevole un piatto di spaghetti pomodoro e basilico
http://www.huffingtonpost.it/2014/01/29/mindfulness-meditazione-now_n_4685703.html
Ora vorrei allargare il tema al prima e al dopo. Immaginiamo di voler preparare una cena per alcuni amici. Le osservazioni che seguono possono sembrare banali e scontate; ma come sempre nella vita anche le cose più usuali e apparentemente secondarie, se eseguite in modo consapevole, possono gettare una luce particolare sul nostro modo di vedere il mondo e la realtà. Cucinare non è un’attività secondaria e banale se si pensa che Dogen Zenji monaco buddista giapponese del 13° secolo ha scritto, per i suoi discepoli, un testo dal titolo “Istruzioni a un cuoco zen ovvero come ottenere l’illuminazione in cucina”. La cucina, dunque, può essere un tempio. Otterremo l’illuminazione? Forse ma di sicuro il cucinare può diventare , se ci avviciniamo a essa con profonda consapevolezza, un’attività molto profonda capace di regalarci ampi sprazzi di verità sulla realtà e su noi stessi. Vediamo di analizzare i vari momenti.
▪ IL MENU: Il primo momento di qualunque attività in cucina è quella di decidere cosa cucinare; vale a dire il menu. Prima, però, di scegliere il cosa dobbiamo valutare alcuni aspetti: per quante persone? Ci sono intolleranze alimentari? Vegetariani o vegani stretti? A questo punto abbiamo tre possibilità per la scelta del menu che peraltro possono essere benissimo associate; ad esempio la 1 o la 3 con la 2:
▪ Sperimentazione: Ci basiamo sul ricettario di nonna dove abbiamo trovato delle “cose interessanti”, che ci piacerebbe sperimentare.
▪ “Cuisine du marchè”: E’ lo stile delle nostre madri. Andare al mercato, fosse anche solo rionale, per cercare i prodotti di stagione più freschi, con cui preparare la cena.
▪ Remenbering: Preparo il menù con quanto mi viene meglio, uso piatti già sperimentati Dopo analisi attenta, stiliamo il nostro menù.
Tra gli invitati non abbiamo vegetariani, né vegani, tutti hanno il colesterolo basso, nessun soggetto allergico o intollerante e non c’è nemmeno un iperteso. Alcuni sono sovrappeso e abbiamo deciso di non fare un primo
Aperitivo: Barchette di pomodoro all’uovo
Secondo Caramelle di salmone al sale di lime, pepe rosa e scalogno.
Il dolce ..lo porta Mario.
▪ LA CUCINA: La spesa è stata fatta. A questo punto dopo aver riordinato gli acquisti tra frigorifero, dispensa e contenitori vari, si dia inizio!! Quello che segue non vogliono essere delle ricette in senso classico, ma direi delle ricette di consapevolezza: come utilizzare la cucina e tutto quello che le ruota intorno come esercizio per diventare pienamente consapevoli dello svolgersi della nostra esperienza. Il primo momento di consapevolezza profonda va posta nella gestione del tempo a disposizione. Cominciamo a preparare, anche il giorno prima, quello che può essere fatto in anticipo. Diciamo barchette di pomodoro. E partiamo con queste.
▪ Barchette al pomodoro: laviamo e prepariamo i pomodori piccadilly con consapevolezza: osserviamo tutte le sensazioni e le informazioni che ci arrivano durante questa operazione: colori, odori, rumori. Può essere interessante notare se a queste sensazioni si associa qualche emozione: paura o rabbia o ancora gioia. Può sembrare strano ma frequentemente le nostre emozioni restano sotto traccia e avvertiamo spesso solo un leggero e vago senso di disagio. Mettiamoli in un contenitore di acqua tiepida sentendo sulle mani la temperatura dell’acqua che regoliamo perché non sia troppo calda. Guardiamo i pomodori che, quasi con allegria, rotolano sotto il getto d’acqua. Osserviamone uno in particolare: trema, si agita, va a nascondersi sotto gli altri pomodori, per poi ricomparire all’improvviso. E la cosa curiosa che non è possibile predire il movimento che farà: è un po’ come la nostra vita che, nonostante i nostri ragionamenti, le nostre previsioni e le nostre attese, può prendere in ogni momento una direzione inaspettata. Poi li asciughiamo notando che la superficie è costellata da innumerevoli goccioline d’acqua, ognuna diversa dalle altre. A questo punto, cominciamo a tagliarli a metà , per il lungo, cominciando a sentire il profumo agro-dolce, forse speziato del pomodoro. Osserviamo il sugo che lieve esce dal taglio. Con un coltellino cominciamo a pulirli lasciando solo la parte esterna. Li mettiamo da parte in attesa di riempirli. A parte prepariamo l’impasto con cui riempire i piccadilly: facciamo bollire 2 uova. Anche qui può essere interessante osservare con attenzione l’acqua in ebollizione con le bolle, sempre diverse, che arrivano in superficie e si rompono rilasciando un piccolo sbuffo di vapore. Vediamo che le stesse bolle muovono lentamente le uova che, se fresche, sono morbidamente adagiate sul fondo della pentola. Può essere che una o più uova presentino delle fratture sul guscio da cui esce dell’albume che subito si rapprende. Una volta cotte sminuzzate le uova con l’aiuto di una forchetta o provate a farlo a mani nude, percependo le sensazioni di umido, caldo, consistenza, colore, odore etc dell’uovo che viene frantumato. Quante sensazioni in un uovo sodo!! Quando avrete ottenuto una sorta di pasta, aggiungete sale pepe qualche cappero. Avete mai annusato un cappero? Cercate di percepire le diverse componenti: piccante, aromatico, etc. Una volta completato assaggiate: riuscite a distinguere i vari ingredienti? E i vari profumi? Non è un caso che il titolo di un libro sullo zen è “Mente zen, mente di principiante”. Il “trucco” è in fondo uno solo: affrontare lo svolgersi dell’esperienza con lo stesso atteggiamento di qualcuno che fa una cosa per la prima volta; mente di principiante o mente di bambino potremmo dire noi. Allora dopo aver preparato la salsa, riempiamo con questa i pomodori. Anche qui può essere interessante notare che difficilmente saremo riusciti a riempire tutti i pomodori in modo identico: qualcuno sarà più pieno, qualcuno più vuoto, qualcuno presenterà una sbavatura di salsa … qualcuno si sarà ribaltato. Dopo aver “vissuto” in modo consapevole la pulizia e preparazione dei pomodorini, cottura delle uova e presentazione della ricetta forse avremo realizzato che cucinare è un’attività dello spirito se affrontata in modo consapevole o mindful come dicono gli anglosassoni. Ora siamo pronti ad affrontare anche le caramelle di salmone.
▪ Caramelle di salmone: si tratta di una ricetta, semplice ma molto scenografica e di buona resa … ma, come dicevamo prima, vogliamo solo mettere in evidenza come il cucinare si presti ad un esercizio molto interessante. Ci può far rendere conto che generalmente “viaggiamo con il pilota automatico” inserito, continuamente saltando dal passato al futuro; da un rimpianto a un progetto, da un ricordo a una paura perdendo l’unica esperienza possibile che è l’esperienza del “qui e ora”, del momento presente. Ma veniamo alla ricetta. Prendiamo della carta da forno, che normalmente è arrotolata ad un tubo di cartone, sentite il rumore che fa quando lo svolgete, guardate il colore e come sembri animata riuscendo a rendere difficile distenderla sul tavolo. Quando avrete … vinto deponete delle rondelle di scalogno sulla carta: guardate il colore che da fuori verso dentro vira dal viola al bianco, sentite il profumo pungente potrebbe sembrare cipolla ma se fate attenzione vi rendete conto che ci sono delle differenze: riuscite a sentirle? Usate sempre la vostra mente da bambino o di principiante !! A questo punto prendete il trancio di salmone passate le dita sulla sua superficie, sentite come queste scorrano facilmente sulla superficie umida. Avvicinate il naso al salmone: che sensazioni avete? Se è sufficientemente fresco è facile percepire quasi l’odore salmastro del mare, notate qualcosa d’altro? A questo punto prendete dell’erba cipollina e tagliatela in piccoli pezzi. Anche qui c’è molto che le nostre sensazioni possano dirci: il profumo come di cipolla ma non è cipolla il verde inteso dell’erba cipollina, guardate come nei punti di taglio il colore diventi più scuro, prendete tra le dita i piccoli pezzetti e osservate come questi tendano ad attaccarsi. A questo punto, spargeteli sul trancio di salmone e osservate come si distribuiscano in modo non uniforme. Aggiungete qualche grano di pepe rosa secco. A proposito, avete mai avvertito la differenza di profumo con il pepe nero o quello verde?: non sono uguali. A questo punto avvolgete la carta su cui avete appoggiato il salmone e tutti gli ingredienti e create delle caramelle, chiudendo le estremità con dello spago da cucina e infornate a 160° per 20 minuti.
Mentre aspettate non vi resta che versarvi un buon calice di vino bianco, diciamo un riesling o un traminer; sedetevi e gustate il vostro calice prima con gli occhi (colore, trasparenza, disposizione delle gocce all’interno del bicchiere), poi con l’olfatto (odori e profumi di fiori o di frutta, quali?). Poi sorseggiate una piccola quantità e fatelo muovere all’interno della bocca e osservate se esistono o meno differenze con gli aromi che avete percepito. Poi lentamente mandatelo giù seguendo il suo tragitto verso lo stomaco….. Nell’attesa di una cena che si preannuncia molto interessante e du cui parleremo più avanti