Dice il Tao te Ching: nulla è così bello da durare in eterno, niente è così brutto da durare in eterno.
Dopo un anno, un’altro anno si sta chiudendo.
Un altro anno in cui abbiamo provato di tutto: dolori, gioie, preoccupazioni, paure, tristezze, successi e insuccessi giorni felici e giorni tristi e in percentuali variabili per ciascuno di noi. Siamo come in una pausa del respiro tra ispirazione ed espirazione: una fase è finita e una deve cominciare. Come sa bene chi ha provato per almeno una volta a osservare il proprio respiro.
Il 2021 è ormai è andato e il 2022 deve ancora affacciarsi nelle nostre vite. E naturalmente non sappiamo cosa ci riserverà: qualunque cosa ne dicano i compilatori di oroscopi.
Cosa farne di questa pausa? Di questi giorni così diversi?
Immaginiamo ora di essere sulla riva di un ruscello che scorre placido tra gli alberi di un bosco bellissimo subito dopo un’ansa creata da un grosso masso. Immaginiamo di vedere passare adagiati su delle piccole foglie o su piccoli rametti che il ruscello trascina a valle tutti questi giorni tutte le cose belle e quelle tristi che ci hanno accompagnato in questo 2021.
IL RUSCELLO NON PUO’ TORNARE INDIETRO
Proviamo a lasciarli andare sapendo che il ruscello non può invertire la direzione del suo corso, non può andare dal mare alla montagna. Non può tornare indietro. Come è stare in questo atteggiamento di lasciare la presa evitando di trattenere foglie e rametti? Di fare l’esperienza di lasciare andare tutte le nostre reattività: mi piace, non mi piace, lo voglio non lo voglio? Forse qualche pensiero particolarmente disturbante o doloroso appoggiato su una foglia tenderà a rimanere in un piccolo gorgo creato dalla corrente; ma sappiamo che prima o poi si arrenderà e scorrerà via. Per quanto possano essere belli non possiamo trattenerli; per quanto brutti non possiamo trattenerli. Ora guardiamo verso l’ansa del torrente che il masso ha creato: quello che è certo è che non sappiamo cosa sarà appoggiato sulle foglie che appariranno di lì a poco e cosa ci sarà scritto sopra.
Forse potremmo vivere questa incertezza con paura o ansia. Possiamo immaginare un atteggiamento diverso? Ad esempio curiosità o meraviglia?
Certo sperare è umano e comprensibile ma come ci insegnano le neuroscienze la flessibilità psicologica, il rimanere in un atteggiamento di apertura e di accettazione ci permetterà di affrontare il meglio la complessità del domani con tutto il bello e il brutto, l’aspettato e l’inaspettato. Soprattutto mettere quello spazio tra stimolo e risposta che ci può permettere di trovare le azioni più adeguate al contesto delle nostre vite.
L’augurio per tutti noi è di poterci sedere sul greto del torrente con il nostro lasciare andare e lasciare essere. Senza avversione e senza attacamenti.
Cadono i petali proprio quando li vorremmo trattenere, dilagano le erbacce proprio mentre con fastidio le rifiutiamo
Dogen 13° sec