In un precedente post avevo cominciato a parlare dei sogni e di come la storia dell’Uomo sia costellata di tentativi di dare un senso a questa attività che occupa tanto tempo della nostra vita. Oggi vorrei approfondire un tipo di attività onirica , quella dei sogni cosiddetti lucidi ed i rapporti tra questi e i cosiddetti “sogni a occhia aperti”. Due tipi di attività mentale solo apparentemente molto lontane. Il sogno lucido (SL) è quella particolare forma di attività onirica che si svolge durante il sonno con la consapevolezza di sapere che quello che si sta vivendo è un sogno. Ne avevano già parlato Aristotele e Sant’Agostino e lo “Yoga del sonno e del sogno” ne ha fatto una forma molto profonda di meditazione. Se vogliamo, una bizzarria: il massimo della illogicità e dell’irrompere dell’inconscio con il massimo della consapevolezza e della presenza mentale. E’ paradossale come paradossale è definita la fase REM in cui i sogni hanno luogo. Ma è una stranezza più frequente di quanto si possa pensare: circa il 50% delle persone ha sperimentato una tale consapevolezza durante l’attività onirica ed i 20% ha regolarmente sogni lucidi, anche se non lo ricorda al risveglio. Nel SL il “sognatore” non è la “vittima” del sogno e di quello che in esso si svolge, bello o brutto che sia. Nel 65% dei casi, infatti, il soggetto può modificare, alterare, dirigere la storia che si svolge nel sogno; nel restante 35% c’è soltanto la consapevolezza senza nessuna capacità di modificarlo. Una recente ricerca ha evidenziato come i giovani usino i SL per il raggiungimento di propri desideri, mentre gli anziani sono più portati ad utilizzarli per risolvere problemi della vita quotidiana o per il benessere psicologico. E’ come se ci fossero, nello stesso soggetto, due “attori”: quello che fa esperienza del sogno e quello che viceversa ha la consapevolezza che quello che si sta vivendo è, appunto, un sogno. Proprio per le sue caratteristiche diversi studiosi hanno proposto l’utilizzazione dei SL in alcune condizioni cliniche. Prima di tutto è ormai dimostrato che che i soggetti affetti da Sindrome Postraumatica da Stress che imparano ad avere dei SL riescono a ridurre il numero e l’intensità degli incubi che è una caratteristica di questa patologia. Un’altra utilizzazione è quella negli atleti partendo dal presupposto che, per la mente che costituisce l’immagine che abbiamo del mondo, che una cosa sia sognata o che avvenga realmente è esattamente lo stesso. Un esempio di questa caratteristica della nostra mente è rappresentata dai neuroni a specchio: se io penso di fare un movimento mi si attivano gli stessi neuroni che si attivano quando faccio realmente quel movimento.
Il sogno ad occhi aperti (SOA) è, viceversa, quella attività della mente che si svolge quando una persona non è impegnata in alcuna attività. E’ quello che è stato definito “default mode”, il normale funzionamento della mente in condizione di riposo. E non è una attività di poco conto, dato che passiamo in questo stato quasi la metà del nostro stato di sveglia. Ora non è pensabile che il nostro cervello usi così tanto tempo se non ha una ragione valida. Nel SOA la mente è invasa da pensieri, ricordi, sensazioni corporee, quasi sempre coinvolgenti suoni e vista, “viaggi dal passato al futuro” ad esaminare gli scenari e le possibilità di un ipotetico domani utilizzando le esperienze passate. E’, in fondo, la dimostrazione della nostra capacità di viaggiare nel tempo, di passare dal passato al futuro nel giro di pochi istanti. Quella di farci delle anticipazioni del futuro è infatti una caratteristica dell’uomo: basterebbe citare la banca dei semi delle piante, realizzato in Norvegia, nell’ipotesi che un disastro coinvolgente il mondo intero dovesse distruggere tutte le piante del pianeta; una sorta di arca di Noè del mondo vegetale. E’ come se il nostro cervello passasse in rassegna tutto quello che temiamo o desideriamo possa realizzarsi valutandone le conseguenze. Non è un caso che questa attività sia molto frequente nei giovani e tenda a diminuire con il passare degli anni per ridursi in modo significativo negli anziani in cui, evidentemente, le opzioni di vita praticabili si riducono drasticamente. Attraverso il sogno ad occhi aperti possiamo inoltre verificare, senza rendercene conto, quelle soluzioni che nello stato di pura veglia era impossibile trovare, utilizzando quello, di cui abbiamo già parlato, che è stato definito “pensiero laterale” o “pensiero divergente” e di cui abbiamo già parlato in un precedente post. E’ il cosiddetto “momento aha” in cui scopriamo la soluzione a lungo cercata. Siamo un po’ come quei fiori di tarassaco, i cosiddetti soffioni, quelli che da bambini ci piaceva soffiare , facendo volare via i semi. Questi fiori producono migliaia di semi per poter avere la speranza cha almeno in piccolo numero possa attecchire. Lo stesso avviene per la fecondazione: si producono decine di milioni di spermatozoi, nonostante sia solo uno quello che determinerà la fecondazione di un ovocita. Possiamo dire, dunque, che la natura lavora in grande per essere sicura del successo. Allo stesso modo Il sogno ad occhi aperti produce una quantità enorme di pensieri, simulazioni e anticipazioni. Certo sappiamo che le nostre previsioni si dimostrano, frequentemente, errate. Questo in quanto quasi sempre basate sulla nostra memoria più recente o più significativa. Inoltre, le nostre previsioni del futuro non tengono conto di particolari non prevedibili al momento che possono inficiarle; senza contare che in genere siamo più ottimisti che realisti. Nonostante tutto questo la capacità di fare delle previsioni è forse la più importante freccia che abbiamo all’arco sia come individui che come specie: che poi questo si possa tradurre frequentemente in stress e in disagio psicologico è evidente. D’altra parte l’evoluzione è più interessata alla conservazione della specie che della felicità del singolo. Nonostante questo, però, i SOA possono essere disfunzionali: se sono fantasticherie che hanno il senso della fuga oppure di essere compensative di uno stato di frustrazione. Se penso di diventare un giocatore di calcio professionistico a 60 anni suonati oppure vincere il Nobel per la pace se non sono Gandhi è sicuramente più disfunzionale che sognare ad occhi aperti di segnare un gol alla Messi nella partita scapoli- ammogliati o fare il semplice volontario. Ancora, se un sogno tende a essere rigidamente ripetitivo probabilmente, ma non necessariamente, possiede un certo grado di disfunzionalità.
E veniamo al rapporto tra sogno lucido e sogno ad occhi aperti e alla Mindfulness che potrebbe esserne il trait d’union.
Se consideriamo, sulla base di quanto abbiamo detto prima, il SL come il massimo della consapevolezza, consapevolezza di abitare un sogno, apparentemente il SOA rappresenta il minimo di consapevolezza perché non abbiamo alcun controllo del sorgere dei pensieri, dato che questi sorgono nella nostra mente in modo autonomo: apparentemente due estremi inconciliabili di un continuum. Come abbiamo visto i SOA possono essere disfunzionale soprattutto se hanno la caratteristica di essere intrusivi e ripetitivi. Ora, sappiamo che la mindfulness aumenta la possibilità di avere SL, non solo ma anche che portare consapevolezza nella vita di tutti i giorni aumenta la frequenza dei SL. Portare consapevolezza nel sorgere dei nostri pensieri e dei repentini viaggino tempo, vedere come nascono e come scompaiono nel breve scorrere di pochi istanti, può permetterci di essere protagonisti dei nostri pensieri e non più vittime degli stessi. Portare la presenza mentale nello scorrere dei pensieri può essere la porta per far emergere il significato profondo dei pensieri stessi. Se il pensiero creativo viene inteso come la capacità di produrre idee nuove e, nello stesso tempo, di sottoporle contemporaneamente a critica per valutarne l’utilità e fattibilità, la presenza mentale può aiutarci a realizzare quello per cui i SOA sono stati pensati dall’evoluzione della mente umana.
Pensieri in libertà…ma con consapevolezza.
Ogni volta che abbiamo un momento libero non avendo niente da fare, non dovremmo subito prendere un libro, ma per una volta dovremmo lasciare la nostra mente diventare tranquilla, e quindi in essa può facilmente sorgere qualcosa di buono (A. Shopenauer 1851)