Prendo spunto da un post di Loredana Lipperini sul fenomeno #metoo: senza entrare nelle polemiche spicciole e, se volete, a bassa voce. Più che un postsessantottino, sono anche un presessantottino nel senso che sono “abbastanza vecchio” per essere stato a cavallo di quel periodo di cui, guarda caso, quest’anno celebreremo il cinquantennale.
Essendo cresciuta in un clima un po’ bacchettone, tutta la mia generazione ha vissuto in una società in cui parlare di sesso era quantomeno sconveniente per non dire vietato. In quei tempi l’unico posto dove era accettabile parlare di sesso era il confessionale. Siamo così transitati, catapultati direi, in quegli anni in cui la pillola restituiva alle donne anche il piacere di una scelta libera creando i presupposti di quella che verrà chiamata rivoluzione sessuale. E come tutte le rivoluzioni aveva i suoi miti e i suoi gesti “rivoluzionari” che per noi si chiamavano “educazione sessuale”. Abbiamo pensato, sbagliando, che fare una corretta informazione sugli organi genitali, sull’orgasmo, sull’ovulazione e sulle mestruazioni sarebbe stata il fiocco di neve che avrebbe scatenato la valanga capace di buttare tutto per aria: la valanga perfetta. La valanga che avrebbe riequilibrato i ruoli di uomini e donne, uscendo da una società paternalista e, in fondo, arcaica.
A distanza di 50 anni è facile capire che la valanga non c’è stata o meglio c’ è stata per aspetti di genitalità di mero consumo. Diceva un famoso sessuologo che “la sessualità, è quella attività umana che serve a procreare, creare e ricreare”: ecco ci siamo fermati alla ricreazione…. Abbiamo confuso sessualità, la gestione del corpo, le relazioni, le emozioni, che hanno la loro sede nel cervello, con la genitalità che è a livello fisico e valoriale un po’ più in basso e che è comandata dal cervello essendone l’espressione. Questa “schizofrenia”, questo scollamento ci ha, di fatto, fatto sbagliare bersaglio. Forse la mia generazione ha fatto una buona informazione sessuale, ma certamente è stata insufficiente nel fare anche una educazione sessuale nel senso che intendeva il sessuologo americano di cui sopra. Abbiamo dimenticato di parlare di accettazione dell’altro, di amore, di innamoramento, di emozioni che sono le uniche che “colorano” e danno un senso all’incontro tra due persone che siano amici o amanti. Abbiamo dimenticato di parlare di tristezza, di rabbia, di tutte le emozioni negative che fanno parte dell’orizzonte dell’umano, in una società che ci spinge a essere per forza felici, belli, allegri e di successo. Se il sesso è solo espressione di genitalità un po’ infantile, per non parlare di atteggiamenti predatori e di potere, allora è inevitabile la molestia; non parlo di violenza che, penso, sia da confinare nei trattati di psicopatologia. Certamente se manca l’educazione all’affettività, e noi genitori, facciamocene una ragione, ne siamo responsabili almeno in parte, allora è inevitabile che un abbandono sia visto come destabilizzante, intollerabile e inaccettabile; un desiderio sessuale diventa una pulsione da soddisfare ad ogni costo e con qualunque mezzo.
Alcuni anni fa, non nel paleolitico, ho fatto un incontro in un liceo della provincia romana che avevo intitolato “sesso droga e rock&roll”. E’ stata una esperienza illuminante: sapevano tutto su viagra, effetti delle droghe sul comportamento sessuale, posizioni, ma praticamente niente su emozioni e loro gestione. Allo stesso tempo, c’era fortissima una sana richiesta di capire di più il mondo affascinante delle emozioni, quel mondo ricco che agita nel profondo le vite di tutti noi. Penso che genitori e scuola dovrebbero rispondere senza infingimenti a questa richiesta pressante che ci arriva dalle nuove generazioni. Certamente abbiamo bisogno di fare dell’informazione su tematiche relative al corpo, ma non basta va fatta anche una sana educazione all’affettività: senza l’una l’altra non si tiene.
Allora se vogliamo formare delle generazioni mature, capaci di avere delle relazioni equilibrate, rispettose dell’altro e delle relazioni: forse un po’ meno Kamasutra e un po’ più di Flaubert (nel senso di educazione sentimentale)…..
essere belli e di successo lo vorremo tutti, comunque le molestie non sono frutto di desiderio sessuale ma di desiderio di sopraffazione. Ai giovani insieme all’educazione sessuale e sentimentale va insegnato anche che il sesso è bello se c’è consensualità e desiderio reciproco. Il Kamasutra può convivere con Flaubert
va detto che il solo discrimine che stabilisce cosa è molestia e cosa no è il consenso
Evidentemente il consenso è la base senza il quale non ci può essere interrelazione valida e matura
Assolutamente d’accordo. Siamo insieme Kamasutra e Flaubert, siamo emozioni incarnate in un corpo
Come dicevo, rispondendo ad un commento, siamo Kamasutra e Flaubert insieme, corpo ed emozioni
Si, condivido in pieno. Manca la consapevolezza, avere relazioni spaventa perché non si conoscono le proprie emozioni e tantomeno quelle degli altri. Ascoltare profondamente, parlarsi, leggere buone cose…
… Appunto….
credo che oggi una donna sappia sempre se “le va” o no di fare l’amore con qualcuno; sono gli uomini che devono imparare a rispettare il consenso
E’ quello che un “sano” corteggiamento” dovrebbe testare.