Programma Autunnale di Mindfulness
Ecco le attività previste per quest’autunno: Roma La Comunicazione consapevole (Riservato Dipendenti Save the Children) Roma 27/11 (Colli Portuensi) Percorso
Perché alcune delle più importanti società a livello mondiale hanno introdotto la Mindfulness (M) in azienda? Come mai Richard Branson fondatore della compagnia aerea Virgin e Steve Jobs della Apple ritenevano essenziali le pratiche di meditazione per il loro successo? Come mai Google offre corsi basati sulla M di 19 ore ai propri dipendenti creando un apposito programma chiamato Search Inside Yourself ? Perché aziende del calibro di Intel, General Mills e Aetna offrono ai propri dirigenti il rimborso di corsi di M al pari delle spese della macchina o di iscrizione a circoli sportivi? Se, come è evidente, non stiamo parlando di enti benefici o no-profit come interpretare tutto questo interesse per la M? Perché lanciarsi in attività che ben poco hanno a che fare con le proprie attività industriali, il cosìddetto “core business“, e che sono apparentemente poco monetizzabili? Amore o interesse?
Cerchiamo di vedere, sulla base di quanto abbiamo spiegato nelle sezioni precedenti, quali sono le caratteristiche dei protocolli basati sulla M che hanno reso appetibili e utilizzati questi protocolli in azienda.
In ogni momento il nostro cervello riceve oltre 11 milioni di bit di informazioni che gli arrivano dall’interno e dall’esterno: suoni, sensazioni corporee, stimoli visivi, pensieri, emozioni etc. Il problema, però, è che noi siamo in grado di processarne solo 40 … non 40.000 o 400.000 proprio 40. ( T. Wilson Strangers to ourselves). Per gestire tutta questa massa di informazioni siamo costretti a utilizzare delle scorciatoie, comportamenti che abbiamo validato e utilizzato in precedenza. Sono i cosidetti bias cognitivi e operazionali molto utili dato che non “distraggono” il cervello dal o dai compiti in esecuzione, permettendo di gestire il flusso informativo con un meccanismo che utilizziamo continuamente e che è stato definito del “pilota automatico“. C’è però un prezzo da pagare per questa comodità: facilmente il nostro comportamento può diventare rigido, poco elastico e poco efficiente soprattutto nello sviluppare nuove strategie di comportamento in presenza di sfide o di problemi. Il prestare attenzione allo svolgersi dell’esperienza momento per momento può, come visto, porre uno spazio tra stimolo e risposta. Uno degli aspetti salienti della M è proprio quello di “coltivare” questo spazio dandoci la possibilità di trovare soluzioni, nuove e più adeguate ai problemi.
Ma non sono solo gli individui ad aver bisogno di questo spazio. Anche le organizzazioni lo necessitano. Solo in questo spazio è possibile riformulare i vari aspetti di una situazione difficile e consentire la scoperta di nuove soluzioni. Le strategie vincenti emergono solo quando cambiamo angolo di visuale, quando non ci lasciamo intrappolare in vecchi scenari e vecchie propettive. (R. Rumelt Good strategy, bad strategy). La riformulazione di un problema è più agevole quando utilizziamo quello che De Bono chiama “pensiero laterale“. Con questo termine intendiamo la ricerca della soluzione di un problema non sulla base di quanto è ovvio e razionale al problema stesso, ma utilizzando idee, intuizioni, spunti e suggestioni al di fuori della rigida logica. Tipico esempio di pensiero laterale è quello che si usa nel Brain Storming, dove la soluzione ad un problema, a volte apparentemente irrisolvibile, viene ricercato lasciando emergere, senza alcuna censura preventiva, anche le idee più assurde.
La M, proprio per la possibilità che ci da di essere pienamente consapevoli ci rende più creativi in quanto ci permette di avere migliore e più chiara percezione del contesto generale e di attivare strategie di problem solving e emotion solving. Allo stesso tempo, e proprio per questi ultimi aspetti, ci da la possibilità di attivare nuove alternative comportamentali. Ci permette di essere più flessibili e più aperti al nuovo, lasciando da parte vecchi modi di pensare e vecchi schemi di ragionamento.
Normalmente, come abbiamo appena visto, la mente viaggia con il “pilota automatico” inserito. Spesso con un’auto narrazione che la porta a viaggiare continuamente dal passato al futuro, dal rimpianto al progetto, spesso dimenticando il momento presente che è l’unico momento reale. Non solo, ma spesso siamo operativi in modalità multitasking con l’illusione di fare più cose contemporaneamente. In realtà il nostro cervello, contrariamente a quanto pensiamo, le cose le fa non in contemporanea ma passando continuamente da una attività all’altra e perdendo in questo passaggio una mole notevole di dati con relativa minore efficienza. S. Mark della California University di Irvine ha calcolato che circa ogni 3 minuti la nostra attività subisce una interruzione dovuta a interazioni umane o autoindotte; basterebbe a questo proposito il dato che nelle 16 ore di veglia di una giornata tipo, controlliamo Facebook con il nostro smatphone circa 73 volte: 1 volta ogni 20 minuti. Ancora, controlliamo le nostre mail 1 volta ogni ora. Siamo sempre “connessi “, anzi viviamo nel mito dell’eterna connettività: il 40% di noi controlla le mail di lavoro in vacanza el il 60% lo fa nel fine settimana. E’ evidente che questa modalità determini una ridotta efficienza e accuratezza nello svolgimento di un compito. La M, in questo senso, portandoci al centro del momento presente, ci porta a fare, e bene, una attività alla volta, a essere più focalizzati con notevole aumento dell’efficienza e della produttività.
Come messo in luce da Goleman, l’intelligenza emotiva (IE) è quella complessa attività mentale che ha la funzione di gestire le emozioni e le relazioni sociali. In particolare
Abbiamo già visto nelle sezioni precedenti come la M si accompagni ad un atteggiamento compassionevole nei confronti di noi stessi e degli altri, con l’accezione che abbiamo precedentemente chiarito. Questo atteggiamento benevolente, fortemente legato a quello che abbiamo definito come attitudine non giudicante, si accompagna ad una maggiore gentilezza nei confronti degli altri; tanto che una ricerca dell’Università di Harvard ha dimostrato che le persone meditanti sono nel 50% più gentili e compassionevoli.
Come abbiamo visto i protocolli MBSR determinano una riduzione della percezione dello stress. Oggi sappiamo che questa condizione è implicata nelle condizioni più disparate: dall’ipertensione a diversi disturbi cardiovascolari, dal cancro all’abuso di sostanze, da malattie a carico del sistema gastro-intestinali alla psoriasi e alla funzionalità del sistema immunitario, etc. Basterebbe citare a questo proposito il dato del Ministero della Sanità americano che quantifica nel 60% il ricorso ai pronto soccorso per condizioni legate in qualche modo allo stress. Altro dato, sempre questo ministero ha stanziato diverse centinaia di milioni per ricerche sull’uso della M nella prevenzione del cancro e sugli effetti della M sull’ipertensione arteriosa. Dati questi effetti sulla salute e sulle condizioni generali di benessere è evidente come la M determini un maggiore senso di benessere percepito, una minore incidenza di condizioni patologiche e minori assenze lavorative per malattie.
Sulla base di questi aspetti, potremmo pensare che un dipendente, e soprattutto, un dirigente che si coinvolge in un programma basato sulla M. presenti alcune caratteristiche. Dovremmo trovare un soggetto collaborativo, capace di stabilire delle relazioni efficaci e produttive con il suo gruppo di lavoro, che fa poche assenze per malattia, capace di essere “centrato” sul lavoro in cui riesce a trovare un modo di realizzazione personale senza esserne schiavo, capace di trovare soluzioni creative a nuovi e vecchi problemi. Diciamocelo francamente: una manna per le aziende…. Ma qual è l’esperienza delle aziende che hanno usato programmi basati sulla M? Vediamo quali sono i risultati ottenuti.
Intel, uno dei colossi della progettazione e fabbricazione di microprocessori, ha messo a punto un programma per 100.000 dipendenti in 63 paesi chiamato awake@intel basato sulla mindfulness. I primi risultati su un campione di 1500 dipendenti hanno evidenziato, su una scala di 10 punti, valutati prima e dopo un corso di M, i seguenti risultati:
– 2 punti di percezione dello stress
+ 2 punti di chiarezza mentale, nuove idee e progetti, concentrazione e relazioni sul lavoro
+ 3 punti di benessere in generale
Aetna è una assicurazione sanitaria presente in tutto il mondo ed una delle più importanti società americane nel ramo vita e coperture sanitarie. Circa 15.000 dipendenti hanno partecipato a percorsi basati sulla M con i seguenti risultati valutati con un questionario a distanza dal termine del corso
-28% di stress percepito
-19% di sintomatologia dolorosa
+61 minuti di produttività per settimana lavorativa pari a 3000$ per impiegato all’anno
-7.3% richieste di ricorso all’assicurazione sanitaria con un risparmio di circa 9 milioni $
La General Mills è una società multinazionale americana con interessi molto diversificati: dai giocattoli all’elettronica, dalle catene di ristoranti alla produzione e vendita di prodotti a base di cereali, con quest’ultima come attività prevalente. Nella famosa classifica di Forbe’s si trova al 161° posto sulle 500 più grandi società. Circa 500 dipendenti di questa società hanno effettuato un corso di 8 settimane intitolato Mindfulness Leadership Programm. Questi i risultati ottenuti dai partecipanti:
83% ottimizzava la produttività sul lavoro (23% prima del corso)
82% capaci di eliminare i compiti a minore valore aggiunto (32% prima)
Nei dirigenti di alto livello aumento del 80% della capacità di prendere decisioni e del 89% nell’abilità di ascoltare gli altri e mostrare empatia
Herbert Smith Freehills è un prestigioso studio legale e, secondo il Global Elite Brand Index, uno dei 10 più importanti studi legali mondiali. 39 società sulle 100 che compongono il FTSE della Borsa di Londra, indice che raggruppa le 100 più importanti società quotate in questa borsa, hanno questo studio come consulenti legali. La Herbert Smith Freehills ha 24 sedi in tutto il mondo e impiega 2100 avvocati e un totale di 4700 impiegati. Questa società ha introdotto percorsi basati sulla M per il personale. Questi i risultati:
– 14% delle attività multitasking
+ 10% di efficienza e performance
+12% di attenzione
+17% di miglioramento nell’equilibrio lavoro/vita personale.
Questi esempi illustrati sono, inoltre, confermati da diversi studi pubblicati da riviste scientifiche, pur con alcune critiche che possono essere fatte circa il termine di M che a volte può essere usato con accezioni a volte contrastanti. Pur con queste limitazioni, citiamo uno studio fatto dalla Università di Washington che ha evidenziato nel personale che aveva svolto un programma MBSR: maggior tempo passato sul compito assegnato senza interruzione, minore attività di multitasking, e memoria più efficace del lavoro svolto, come effetto dei punti precedenti. Altro lavoro pubblicato da Kimberly e collaboratori che ha evidenziato anche a distanza di 6 mesi del corso: diminuzione dello stress percepito, e aumento di concentrazione, impegno sul lavoro benessere in generale e resilienza, vale a dire capacità di ritornare in breve tempo alla situazione precedente una condizione di stress. Dopo aver illustrato cos’è che rende appetibile e utilizzabile la M nelle strutture produttive e aver visto gli effetti riscontrati in alcune aziende che hanno utilizzato la M all’interno della propria organizzazione torniamo alla domanda che abbiamo posto all’inizio:
“Matrimonio d’amore o di interesse? “ In un matrimonio “tradizionale” abbiamo uno sposo ed una sposa; nel nostro caso, per usare una metafora matrimoniale, uno sposo (il business) ed una sposa (la Mindfulness).
Ora, qualunque relazione affettiva, per funzionare, deve essere presentare alcune caratteristiche: deve apportare vantaggi reciproci, avere un progetto comune, presentare quella caratteristica che gli anglosassoni chiamano “one up, one down”, a volte vinco, a volte perdo, etc. Viene, allora, da domandarsi questa “relazione” che stiamo esaminando che terreno comune ha? A quali aspettative risponde? E’, veramente “one up, one down “? Se la mission della M è quella di fornire gli strumenti per ridurre gli effetti dello stress e della sofferenza in generale, sicuramente può trovare in azienda un suo campo di utilizzo, come abbiamo visto negli esempi precedenti. Soprattutto in un mondo, come quello attuale, caratterizzato da una elevatissima pressione competitiva, a volte con aspetti di vera e propria patologia, a cui evidentemente il mondo aziendale non è estraneo. Fornire ai propri dipendenti strumenti di gestione dello stress è certamente in se un aspetto positivo, soprattutto se si accompagna a un migliore “performance” e a riduzione degli aspetti che impattano negativamente sui costi come, ad esempio le assenze per malattia. Così io sposa (M) fornisco a te sposo (Business) i mezzi attraverso cui tu possa “massimizzare” i profitti attraverso la riduzione degli sprechi e l’aumento della produttività; d’altra parte tu sposo fornisci l’ambiente in cui io posso realizzare quella che è la mia mission, vale a dire la riduzione dello stress.
Beh, qualche problemino qui e là è possibile intravvederlo. Intanto lo sposo non è che sia molto disponibile a perdere secondo la definizione anglosassone di cui sopra, e non è neppure, senza voler generalizzare, molto altruista e caritatevole, essendo in generale attento al benessere dei propri dipendenti solo in funzione dei propri interessi economici.
Una seconda criticità è rappresentata dal fatto che lo sposo non può utilizzare solo quelle parti della M che gli fanno comodo, eliminando completamente le altre che possono rappresentare un rischio come una certa propensione al cambiamento indotta dalla M. Per tornare alla metafora matrimoniale, è come essere innamorati di una donna che ha una bella voce e pretendere che non parli. Altro aspetto che ritengo importante è quello spirito di benevolenza che è una delle caratteristiche fondanti dei percorsi di consapevolezza. Benevolenza come elemento che evita lo sfruttamento e riconosce i diritti degli altri. Come conciliare la Mindfulness e questi suoi effetti con logiche basate solo sul profitto presenti in ambiente lavorativo? E’ accettabile, da parte dell’azienda, che un percorso basato sulla M. possa determinare un cambio, che può essere anche profondo, delle modalità di produzione o dei rapporti interni o ancora della gestione dei dipendenti da parte dell’ufficio del personale?
Un terzo aspetto che mi sembra importante, strettamente legato ai punti precedenti, è quello relativo a quella che chiamo “fedeltà interna“. La sposa non può e non deve rinunciare a essere fedele alla globalità del proprio messaggio, pena la perdita della propria identità. La sposa non può prostituirsi accettando la logica del profitto come unico criterio del proprio intervento in azienda.
Tornando alla domanda iniziale, risponderei che può essere un matrimonio d’amore nelle misura in cui non solo gli individui ma anche le aziende e le organizzazioni accettino l’idea di un eventuale cambiamento, che pur con alcune difficoltà, può rappresentare un vero salto evolutivo e, perché no?, un elemento qualitativamente distintivo di una società che deve produrre utili.
Ho dedicato la mia vita professionale alla medicina con un profondo impegno verso la mindfulness. Credo fermamente che la consapevolezza del momento presente sia fondamentale non solo per il benessere dei miei pazienti, ma anche per migliorare la qualità delle cure che offro.
Ecco le attività previste per quest’autunno: Roma La Comunicazione consapevole (Riservato Dipendenti Save the Children) Roma 27/11 (Colli Portuensi) Percorso